
MPB incontra: Laurent Ballesta, lo sguardo subacqueo
Pubblicato 10 ottobre 2025 da MPB
Subacqueo delle grandi profondità, biologo marino e fotografo pluripremiato, Laurent Ballesta è una figura di riferimento dell’esplorazione subacquea moderna. Grazie alle sue spedizioni Gombessa, ai documentari realizzati per Arte e alle pubblicazioni su National Geographic, porta avanti una missione unica: raccontare il mondo sottomarino attraverso le immagini, unendo rigore scientifico ed emozione estetica. Ma dietro la tecnica e la fama c’è soprattutto un uomo fedele a una passione nata nell’infanzia e a un’incessante ricerca di perfezione nella fotografia.

Laurent Ballesta. Foto di Caroline Ballesta
«Sono cresciuto in un'epoca in cui si aspettava il documentario di Cousteau per tutta la settimana. Era molto più che immagini: era un'avventura.»
Sulle spiagge di Carnon, con suo fratello, ricreava le scene dei film del comandante Cousteau. Più tardi, diventerà subacqueo e biologo.

Laurent Ballesta | Foto di Caroline Ballesta
La fotografia come estensione dello sguardo
«Sulla Terra la pazienza è una virtù, ma sott’acqua diventa un lusso impossibile. Non cercavo la bellezza, ma il mistero.»
Sott’acqua, il tempo è limitato. La fotografia diventa così uno strumento di memoria, ma anche di conoscenza. Per Laurent Ballesta, scattare è presto diventato un modo per prolungare l’istante fugace dell’osservazione subacquea. Attraverso l’obiettivo, i dettagli invisibili e le piccole creature del mare trovano una seconda vita.

La barriera di corallo nero, banco delle Blauquières, Laurent Ballesta
Scienza e immagine: una stessa ricerca
«La fotografia non si è mai opposta alla scienza. L'ha rafforzata.»
Con Pierre Descamps, fonda Andromède Océanologie. Il loro obiettivo: fare ricerca in modo diverso, direttamente sul campo, utilizzando le immagini come prove scientifiche. Una delle sue prime imprese: la fotografia di un piccolo ghiozzo sconosciuto, scattata di notte. Grazie a quell’immagine, un professore britannico ne conferma l’identificazione: si trattava di un pesce descritto vent’anni prima, conosciuto fino ad allora solo attraverso un esemplare morto.
«All’inizio della mia carriera ci sono state immagini che hanno segnato un punto di svolta. Come quella del minuscolo ghiozzo leucomaculato, che ho fotografato quando ero ancora studente...»

Ghiozzo leucomaculato, Laurent Ballesta
Gombessa: là dove nessuno si spinge
Tra i suoi ricordi più intensi, ce n’è uno che resta senza eguali: l’immersione con il celacanto, un pesce preistorico che si credeva estinto da 65 milioni di anni. Nel 2009 organizza una spedizione per ritrovarlo. Il successo è immediato: l’incontro avviene già alla prima immersione. Fotografarlo è stato un’impresa sia scientifica che personale. Questa spedizione ha segnato la sua prima pubblicazione su National Geographic e l’inizio di una lunga collaborazione.
«Questa fu la mia prima pubblicazione su National Geographic, il mio primo film per Arte e l'inizio delle spedizioni Gombessa.»

Laurent Ballesta | Celacanto | Nikon D3s | Nikon AF-S 14-24mm f/2.8G IF-ED | 24mm | f/11 | 1/50 | ISO 6400
700 squali nella notte
In 700 squali nella notte, Laurent Ballesta si immerge — senza gabbia né protezione — nel cuore di un banco di squali grigi nell’atollo di Fakarava, in Polinesia. Questo progetto, insieme scientifico e artistico, rivela il comportamento di caccia cooperativa di questi predatori, osservato durante la riproduzione di massa delle cernie.
Attraverso immersioni notturne impegnative, immagini straordinarie e un apparato tecnico senza precedenti, tra cui la celebre Nikon D5 Dual XQD, Ballesta ci offre un’esplorazione intima del mondo sottomarino, dove l’uomo, per una volta, è solo un ospite tollerato.

Il banco dei 700 squali grigi, Laurent Ballesta
Mostrare per proteggere: il ruolo del fotografo impegnato
«Dire che il mondo è bello è troppo facile. Far capire che ci domina, che ci trascende… è questo che conta davvero.»
La fotografia ambientale non deve più dimostrare che la natura è bella: deve ricordarci che non la controlliamo. Tutte le sue spedizioni sono legate a programmi scientifici concreti e, in alcuni casi, le immagini hanno persino contribuito a cambiare le politiche locali — dal divieto delle immersioni notturne ai piani di gestione dei laghi e alle aree protette in Corsica.
«A Fakarava, nonostante qualche piccolo successo, il turismo è esploso dopo i nostri film — una conseguenza che porto sulle spalle. Ma pensare di poter salvare un luogo semplicemente non parlandone, in un mondo di quasi otto miliardi di anime, è pura ingenuità.»
Laurent Ballesta racconta come le sue spedizioni abbiano avuto effetti tangibili sulla tutela del mare. A Rangiroa, l’osservazione del grande squalo martello potrebbe presto tradursi in un piano di gestione della laguna. In Corsica, le indagini sugli enigmatici anelli del Capo Corso hanno già portato a vietare la pesca professionale nell’area.
Una squadra unita, uno sguardo personale
«Sono molto democratico… tranne quando si tratta di foto. Quelle sono affar mio.» «La formula che preferisco — anche se può dispiacere ai miei compagni — è immergermi da solo.»
Se la squadra tecnica è indispensabile per la logistica e per le riprese video, le fotografie restano il suo territorio esclusivo. La sua esigenza è assoluta: ogni scatto è pensato come un’opera capace di unire comprensione e meraviglia. Pur riconoscendo il brivido delle immersioni in solitaria, Laurent Ballesta descrive un’organizzazione di squadra rigorosa, che gli permette di raggiungere con precisione i suoi obiettivi fotografici. La configurazione ideale, secondo lui: quattro subacquei divisi in due coppie — un operatore video con il suo assistente, e lui stesso affiancato da un assistente dedicato.

Subacquei e fotografi, Fakarava, Polinesia Francese, Caroline Ballesta
La scelta dell’attrezzatura: comunicare attraverso lo strumento
«Quando ero bambino, non potevo fare foto. Era troppo costoso.»
A lungo legato alla fotografia analogica per proteggere e valorizzare le ottiche subacquee Nikon. È passato al digitale solo quando la tecnologia gli ha permesso di cogliere le luci del grande blu con altissima sensibilità ISO.
Oggi, con strumenti come la Nikon Z9, Ballesta porta alla luce scenari nascosti: pareti rocciose, canyon e forme marine scolpite nel silenzio. Un universo sommerso che trascende l’estetica, per diventare racconto e conoscenza.
Spiega di aver compiuto il passaggio dalla reflex alla mirrorless con questo modello, attratto soprattutto dalla capacità di gestire meglio le basse luci, un fattore decisivo nelle immersioni profonde. Cita anche la compatibilità con i suoi scafandri subacquei, indispensabile per lavorare in ambienti estremi, e la maggiore efficacia nel catturare immagini laddove la luce scarseggia.
Per il concorso organizzato da MPB, Ballesta ha scelto di cedere la sua Nikon D5, la fotocamera che lo ha accompagnato in tante immersioni. Un gesto potente, che incarna l’idea di continuità e di seconda vita dell’attrezzatura fotografica, principio caro a MPB.

L'attrezzatura fotografica, Fakarava, Caroline Ballesta
Consigli ai giovani fotografi
«Comincia da dove sei»
Non bisogna arrivare fino alle Galápagos per vivere un’avventura. Conoscere a fondo un luogo familiare, frequentarlo, comprenderlo davvero, vale più di qualsiasi viaggio lontano. Le sue prime immagini parlavano dei cavallucci marini della laguna di Thau. Per Ballesta, il mare inizia proprio lì dove si entra in acqua.
Conclusione: l’immagine come esplorazione del mistero
Attraverso il suo percorso, Laurent Ballesta dimostra che la fotografia può essere molto più di un’arte visiva: uno strumento di trasmissione, di consapevolezza ecologica e di valorizzazione della vita. Le sue immagini non vogliono compiacere, ma far riflettere, stupire e responsabilizzare.
Gli abbiamo fatto un’ultima domanda: ci sono ancora luoghi del mondo sommerso che sogna di esplorare? La sua risposta: «È il contrario. Ce ne sono troppi.»

Tuffo dei pinguini imperatore, Terra Adelia, Laurent Ballesta
Dopo tutte le sue spedizioni, la conclusione è chiara: gran parte degli oceani rimane ancora inesplorata. Un richiamo umile e profondo alla vastità di ciò che ci sfugge, alle zone d’ombra del mondo sommerso.
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